Antropologia degli affetti
2017

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Antropologia degli affetti

Giulia Naspi

Piccoli frammenti dell’intima esistenza, brecce attraverso le quali fanno luce gli istanti di una quotidianità fatta di semplici azioni, di gesti meccanici e involontari, ma dettati dall’amore, dall’ammirazione, dal rispetto verso la vita.
Silvia Fiorentino tesse tra un verso e l’altro la fitta tela dei sentimenti umani, ma soprattutto di donna, cercandone la radice e ammirandone il diramarsi, fino a formare un disegno che lei chiama con il nome scientifico di “antropologia” ma che scava nell’abisso delle passioni umane con la perizia di un archeologo alla ricerca del primigenio segno d’amore. Il nome di una scienza che dal greco aØnurvpoq “uomo” -logia, lógoq, “parola, discorso” studia il comportamento dell’essere umano all’interno di una società, tra queste pagine studia invece il sentimento dell’essere donna all’interno di una società che diviene uno sfondo vacuo, una sceneggiatura sbavata e pallida per la messa in scena dello spettacolo delle sensazioni, dei rumori della mente davanti a un paesaggio, a fianco della propria figlia, al cospetto della propria madre. L’archeologia sottesa a questa raccolta sta proprio nello scavo all’interno dei cunicoli della propria anima, nello scandaglio delle pieghe più intime del proprio essere e di cosa, ma soprattutto di chi, ci fa sentire vita e parte del dinamismo senza fine di un mondo che a volte sentiamo dentro di noi, con i suoi paesaggi, i suoi colori, la sua luce, i suoi odori, e a volte invece sentiamo come un’eco distante di una musica che entra prepotentemente dalla finestra aperta in una sera d’estate.

L’autrice ci apre il cuore dei suoi momenti più intimi della vita di madre, di figlia, o semplicemente di donna nel mondo, filtrati attraverso le corde più delicate della sua sensibilità, e da lei tradotti in frammenti cristallizzati in versi fatti certamente di parole e lettere, ma anche in segni tracciati dalla sua mano guidata dall’esigenza primitiva di evocazione ed esorcizzazione dell’attimo descritto. Come le pitture rupestri fungevano da evocazione di un momento propizio raffigurando la scena stessa di un istante che si desiderava rivivere con successo, anche i disegni che accompagnano le poesie di Silvia Fiorentino evocano un vissuto che si custodisce gelosamente nell’aspettativa di riviverlo ancora. Pittrice e poeta, Silvia Fiorentino è da sempre attratta dalla realtà che la circonda, tanto da farne il fulcro delle sue ricerche artistiche nell’ambito delle Architetture Sentimentali volte a studiare il rapporto tra l’uomo e il paesaggio, ma con l’Antropologia degli affetti il rapporto tra interno ed esterno si riversa sulla capacità stessa dell’autrice di vivere e sopravvivere alla propria realtà quotidiana vista attraverso i suoi occhi di figlia, di madre, di donna. È proprio l’interesse nei confronti del rapporto del femminile con la società moderna che l’ha spinta a fare della sua arte un mezzo di comunicazione e di impegno sociale, un canale attraverso il quale raccontarsi e raccontare la propria visione di una realtà che dal piano squisitamente personale riesce a sfumare e ad assumere i toni della condizione collettiva. Come risultato finale di un processo alchemico dove le varie dosi sono sapientemente mescolate, la partecipazione dei generi si estende orizzontalmente interessando non solo le donne, ma anche gli uomini a riconoscere tra questi versi il proprio essere nel mondo. Dalla fusione panica con l’universo circostante, Silvia riaffiora di tanto in tanto per guardare il mondo dall’esterno, dall’alto di una sensibilità che non tutti sono stati degni di ricevere, e ciò che vede è il flusso continuo dell’esistenza umana dal quale scaturiscono i mutamenti e le illusioni della vita necessarie per diventare semplicemente esseri umani.
 

 

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Silenzio

Perché mi lasci da sempre nei tuoi silenzi Il silenzio come ricatto, disinteresse
che risuona della potenza del terrifico
E bisogna allungare l’udito per capire

Di quale tipo
Tu silenzio io sola
Non voglio darmi in mia confessione o disperarmi della mia solitudine
o immaginar tanto e tutto senza senso o girar invano nel tuo labirinto Perché mi punisci del tuo silenzio
E godi del silenzio dei potenti
Ti prego accarezzami di parole
Ti prego non spaventarmi