Architettura sentimentale 5
2007

Architettura sentimentale 5

Installazione permanente con audio poesia

all’interno della manifestazione “L’acqua e la memoria”

promosso dalla Provincia di Ancona e Amat

Biblioteca la Fornace

Maiolati Spontini AN

Descrizione:

Ho percorso il corso del fiume dalla sorgente alla foce più e più volte. Si parte da una natura incontaminata e molto romantica con a pochi passi un convento meraviglioso, che mi ha ricordato un favola antica con mostri e pace. Poi il fiume cambia, sembra scomparire e non c’è accesso visivo diretto. Il risultato del suo paesaggio è nella vita dei paesi, nei campi, s’intravede nei canali d’irrigazione poi passa nelle terre del vino che producono un paesaggio contraddittorio, con da un lato le terre coltivate e dall’altro quelle castigate da agglomerati industriali aggressivi. Il percorso del fiume poi prosegue e respira di nuovo, a tratti, nell’oasi, nel percorso ciclabile di Moie, nel parco del Cormorano fino all’Api […].
Ho pensato di lavorare sul luogo in senso ampio luogo come memoria sentimento appartenenza sociale e di fare un progetto che coinvolgesse il paesaggio in senso umano, estetico L’idea è quella di individuare una zona e raccogliere tramite interviste con la stessa domanda il vissuto affettivo e mnemonico rispetto al fiume , fotografare assorbire il complesso di un paesaggio Attraverso queste risposte vorrei creare – o farmi creare- un testo poetico e una visione del luogo in relazione con chi vive lì, con chi ricorda lì e con la testimonianza dello stesso paesaggio. Con questo materiale voglio intervenire sul paesaggio tramite un installazione all’aperto, che trasformi il paesaggio stesso la sua memoria e storia in un sentimento spaziale.

 

Audio-poesia

Il colore del fiume
come il suo territorio è nella testa delle persone
che l’hanno dimenticato

da quanto tempo i ragazzini non fanno il bagno nel fiume?
Correndo incontro un mare, immaginato, rovinato e baraccone

il fiume ora, di melanconia e di mancanza,
non più di quella dolcezza che pettina la terra,
porta tutte le lacrime
giù giù fin in fondo
fino alla madre crudele

il fiume
dando forma al territorio,
con quella dolcezza strana, che forse sorride al vuoto,
ti sfiora
ti illude
ti costringe alla sua carezza
nel conservare e dimenticare

il fiume ha il colore dei suoi sassi, della vegetazione strana
di tutte le sfumature del verde, marrone, oro, turchese e giallo,
di rovi con spine cattive,
di alberi in fila diritti,
di vegetazione che ti occulta
di canne musicologhe,
di bianchi, di sassi e fogli
di acque diverse, buone e cattive,
stagnanti per cani e limpide per innamorati,
così di tanti riflessi, tanti,
il fiume
la prima scuola.
Il fiume
è complessità del sistema,
il riflesso di mille vite di varie specie
complessità che autorizza a vivere,

il fiume
è acqua, che sempre consola.

Il fiume,
dalla fonte bella, eroica, misteriosa, intatta e romantica,
dove abitano bestie che non t’aspetti
che di strane forme possono usufruire, avendo pancia e testa tonde,
che solo i bimbi entro il quinto anno possono vedere
perché protetti ancora da tutti gli angeli,
e poi là, forma lo spazio dell’orto supremo,
dove come guardie tra il sotto e il sopra, negli angoli,
stanno gli angeli crudeli e quelli buoni
a far defluire le acque-lacrime,
e a trattenere il lavoro divino,
la madre acqua e le forme in divenire.

Abitare un territorio è uguale a possedere,
a possedere sé,
appartenere a un albero-famiglia,
a una terra,

e la crescita di una persona nella sua complessità
sta all’appartenenza come alla morte,
terrorizzati dai mostri
quegli uomini
senza terreno con il vuoto dentro.

Il fiume
porta, delimita, costruisce
rubato da altri
che ti avevano promesso il benessere,
come la storia del pane bianco e quello nero.
Mentre ora sei lì,
giochi in un bar, in una sala giochi
perso in uno schermo che ha inghiottito tutte le promesse
fra gruppi uguali, diversi solo per età,
estranei per attriti vecchi di genere
senza occhi e con poco sorriso.
Audio poesia io la taglerei….
L’interno di questo territorio, di questa dolcezza imbrogliona e paralizzante era più importante,
il mare era un altro mondo, un’altra cosa.
Terra pettinata dolcemente dal fiume
regole conservate
terra dolcissima,
di una bellezza struggente e sconfinata
protesa verso un infinito che non c’è,
troppo dolce per sorridere
e lì ti ferma, lì, nella sua bellezza,
dimenticandosi e facendoti dimenticare tutto.

L’ identificazione con il territorio è lo spazio per rivedere,
mai scontato, non è nel sorriso stolido della carezza,
nell’uguale per tutti,
è da rivendicare come diritto all’appartenenza
che forma diversità e cuore.

Macchina complessa quella umana, e il suo territorio.

Il fiume
porta tutte le lacrime alla gran madre
così da permetterti
la laboriosità
ritmo
e vita,
magnifico giardino.

Il territorio è un corpo emozionale,
un corpo le cui parti si articolano in relazioni
il suo spazio è della vita dentro,
che si può ritrovare attraverso una mappa di emozioni

tensione a un linguaggio per uno spazio della vita,

entriamo in questo luogo, come se parlassimo di un corpo,
come se definissimo una geografia emozionale
una storia,
un luogo che è anche un corpo sensibile
e un’interazione spazio-temporale fluida,
per ritrovare un atlante emozionale.

In uno spazio-poesia depose il suo corpo,
costruito con magia,
attingendo da vari corpi,
sospeso nella forma del segno di sé,
e abitato dal sentimento altrui,
e così raccontò storie di vita,
che passavano dentro
e ricreò il suo corpo ancora.

Le mappe come il luogo,
impossibili da sottomettere a un’egemonia di potere
e a qualsiasi rappresentazione spaziale
lo spazio vita,
interamente da progettare, nell’attesa di un linguaggio
che riesca a codificare la vita nello scorrere,
fra sovrapposizioni emozionali, in un progettare etico,

la propria vita.