Spazio dentro della vita, ricerca di una mappa emozionale

spazio dentro delle vita
ricerca di una mappa emozionale

libro di poesie e disegni
Aracne editrice/collana Ragnatele

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dalla prefazione
Conversazione con Giovanna Curatola

………”G. Prendo contatto con la tua opera senza alcuna griglia interpretativa e mi lascio contagiare da segni, figure, parole; passando di pagina in pagina emerge come interrogativo da rivolgerti una definizione di Giorgio Agamben che tempo fa mi aveva dato molto da riflettere e che poi ho adottato nel mio dizionario privato. Suona più o meno così: la contemporaneità si iscrive nel presente segnandolo innanzitutto come arcaico e solo chi percepisce nel più moderno e recente gli indici e le segnature dell’arcaico può essere considerato contemporaneo.
La contemporaneità della tua opera mi sembra infatti rimandare a un’origine o meglio a molti luoghi originari verso cui ti sospinge un’implacabile sete di ricerca.
Se pensi di ritrovarti in questa cifra si potrebbe partire da qui per la nostra conversazione….”

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Il dono
Attendeva.

Attendo un dono, un dono
attendo il gratuito contro tutto il produrre, il fare, il realizzare,
contro le sue inutili e antiche dimostrazioni

Attendo, per ritrovarmi
senza ragione,
l’inaspettato,
un dono.
Eppure non vorrei
non vorrei che l’attesa mi corrompesse, mi logorasse.

L’attesa è sempre dell’altro e non di te.

Cammino con me, con la mia ombra,
gli altri mi sfiorano, i miei desideri, ho bisogno di una pausa,
una pausa da me
vorrei donarmi e consumarmi
trovare nel dono qualcosa di diverso da me,
non pensare allo specifico,
vorrei non pensare al mio peso
al ripetersi di me

Voleva un dono.

Con cosa mi avvicino?
con l’assenza di me?

Cosa porgo a te?
la mia parte, ti basta?

Con cosa mi avvicino?
con un lurido scambio?

Con cosa mi riconosci?
con quello che ti do?
con il mio passato?

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Ti resterà quello con cui andrò via e il nome con cui ti lascerò.

Voglio attendere un tempo indefinito,
un tempo di culture e di terra,
voglio, alla luce di una candela, attendere,
così che io possa, nel silenzio di me, trovare occhi dolcissimi,
un dono inaspettato
che sciolga la mia ombra e la mia assenza
che io possa attendere col petto pieno di stelle

e vicino a una luce

voglio donare la vista dei miei denti a ogni passo,
voglio attendere tempi di terre madri,
quel dono, che spezzerà il mio ridondante
e tornerò in una pausa di luce

voglio il dono della tua presenza

e nel gratuito
avvicinarmi a mondi impossibili,
mai visti e così vicino
e in ciò che è proibito, e in ciò che è utopico, e in ciò che è rifiuto
trovare il mio dono
e dai rifiuti umani avere il mio dono,
e senza aver dato niente, e senza aver preso,
aprire nel non senso il mio dono.

Col cuore gonfio
nella luce, con la mano piena di terra,
con le narici piene d’aria, con la dolcezza che mi accarezza, con il respiro,
stringo al petto il dono che mi aspettava.

Il dono.