Economia dell’Originario
2022

I percorsi interiori di Silvia Fiorentino
Testo critico di Stefano Papetti

Da Milano, dove è nata e si è formata frequentando i corsi della facoltà di Architettura, Silvia Fiorentino ha poi scelto di trasferirsi nelle Marche, ad Ancona la città in cui da anni vive e lavora. Poetessa, pittrice, autrice di installazioni e ceramista, l’artista percorre tutte le strade della comunicazione visuale e verbale per esprimere l’inquietudine di un animo sensibile, fuori dagli schemi.

L’arcaismo delle sue opere parla un linguaggio contemporaneo che coinvolge senza mai gridare, che emoziona senza mai ricorrere alla teatralità: sempre e comunque emerge la capacità di saper fare, di manipolare i materiali più diversi superando gli schematismi del tecnicismo, adattando al suo sentire  tutti i linguaggi dell’arte.

La mostra è stata progettata prima che il Covid costringesse l’umanità a rivedere stili di vita e comportamenti sociali ed è stata pensata appositamente per i suggestivi spazi medievali del Museo dell’Arte Ceramica di Ascoli Piceno, ospitato nell’antico convento annesso alla chiesa romanica di san Tommaso. Un percorso che include le mappe dipinta dalla Fiorentino dedicate alla città di Ascoli, nelle quali l’autrice combina con felicità le vedute dei luoghi più importanti dell’antico centro con riferimenti all’immaginario sibillino, gli studi preparatori per le opere in ceramica e numerose sculture valorizzate da particolari lustri che conferiscono alle immagini plasmate dalla scultrice luminosità sonore e vibranti. Fra queste si segnala la serie degli angeli che vede quattro angiolesse dotate di ali metalliche confrontarsi con una angelo nero  quasi aptero e perciò incapace di svolgere il suo ruolo di messaggero, mentre le compagne hanno posture dinamiche, esaltate dal convulso muoversi delle vesti sbattute dal vento, come negli angeli berniniani per il Ponte di sant’Angelo a Roma dei quali le sculture della Fiorentino sembrano costituire una versione contemporanea ed atea.  

Complessità  e ricerca sono i termini entro i quali opera da anni la Fiorentino con l’animo attento alle problematiche del post femminismo del nostri tempo che paradossalmente registra una negazione delle conquiste del passato, nonostante la cultura contemporanea non lesini di esaltare le potenzialità delle artiste rimaste troppo a lungo segregate in un ambito di subalternità rispetto ai loro colleghi. Senza che questo sentimento sconfini in una rivolta, Silvia Fiorentino rivendica l’autonomia creativa, l’indipendenza rispetto alle regole imposte all’arte contemporanea dalle leggi del mercato e tutta la sua opera dimostra come, isolandosi nella riflessione, si possa essere in sintonia con il sentimento collettivo e fornire occasioni di riflessione non soltanto estetiche ma soprattutto etiche.

Stefano Papetti